BENFICA, LA MALEDIZIONE DI GUTTMANN
BENFICA, LA MALEDIZIONE DI GUTTMANN
Un saluto a tutti amici appassionati di sport, e bentornati in un nuovo articolo.
Oggi torneremo a parlare di calcio, e lo faremo con una squadra cui si parla sempre meno spesso rispetto a quanto meriterebbe: il Benfica.
Nonostante la sconfitta in casa di martedì sera ai quarti di finale di Champions contro l'Inter per 2-0, è innegabile che le "aquile rosse" stiano risultando la vera sorpresa del torneo.
Per questo ho deciso di dedicare loro un intero articolo che, tuttavia, non parlerà dei successi della squadra portoghese, ma dei loro più grandi fallimenti: la maledizione di Guttmann.
Senza perderci in ulteriori chiacchiere, iniziamo subito con l'articolo.
22 maggio 1990, Vienna: Eusebio, leggenda del calcio portoghese e allora presidente onorario del Benfica, sta passeggiando all'interno del Cimitero Centrale alla ricerca di una lapide: quella del suo ex allenatore Bela Guttmann.
Il giorno seguente la sua squadra avrebbe affrontato nella finale della Coppa dei Campioni il Milan campione in carica.
E allora perchè, a 24 ore da una delle partite più importanti nella storia del suo club, Eusebio sente, di notte, il dovere di recarsi alla tomba del mister ungherese?
Per capire le ragioni alla base di questo gesto dobbiamo fare un passo indietro, e scoprire chi è Bela Guttmann.
Siamo all' inizio degli anni '60; il mondo del calcio ha da poco assistito alla nascita della Coppa dei Campioni, massima competizione europea, che fino a quel momento ha avuto un unico campione incontrastato: il Real Madrid.
Guttmann e Eusebio festeggiano la Coppa Campioni |
Non saranno però i blaugrana a sollevare la coppa dalle grandi orecchie, bensì una squadra portoghese, il Benfica, allenata dal 62enne Bela Guttmann.
Ma l'impresa più grande nella storia dell'allentaore ungherese resta la vittoria della Coppa dei Campioni dell'anno dopo, in cui il Benfica, grazie anche ad un devastante Eusebio, riesce a rimontare la finale contro il Real Madrid imponendosi per 5-3.
Questa la situazione della squadra di Lisbona alle porte dell'estate del 1962.
C'è una caratteristica che, tuttavia, ha sempre accompagnato la carriera di Guttmann allenatore, oltre al suo brillante e innovativo 4-2-4: le richieste economiche, decisamente troppo alte per l'epoca.
Va ricordato infatti che 2 anni prima l'ungherese è passato dall'allenare il Porto (con cui ha tra l'altro vinto il campionato portoghese) a diventare il mister degli odiati nemici del Benfica.
Guttmann attribuirà tale decisione ad una migliore situazione climatica della città di Lisbona, ma tutti sapevano che il vero motivo del suo passaggio era da ricercarsi nella più alta offerta delle "aquile rosse".
Bela Guttman con le due Coppe Campioni |
Ma stavolta la dirigenza del Benfica, nonostante le due vittorie consecutive della massima competizione europea, decise di non accontentare le richieste dell'ungherese. Prima di andarsene, Guttmann lanciò l'imprecazione che avrebbe cambiato per sempre la storia del club: "Da qui a 100 anni il Benfica non vincerà mai una Coppa dei Campioni".
Nessuno all'inizio diede peso alle parole del mister: tutti credevano che le "aquile rosse" si sarebbero riconfermate campioni d'Europa già in quella stagione, specialmente dopo aver raggiunto la finale.
Ad attenderli, però, c'era il Milan: la partita terminò 2-1 per i rossoneri, che si aggiudicarono così l'edizione 1963 della Coppa.
Poco male; i ragazzi di Lisbona avrebbero sicuramente avuto modo di rifarsi.
Ed infatti due anni dopo è ancora finale, ancora contro una squadra di Milano, l'Inter,... ed è ancora sconfitta.
La maledizione, a questo punto, sembra vera.
E per sfatarla, la dirigenza pensa che non ci sia uomo migliore di colui che l'ha pronunciata; così, nel 1965, Guttmann torna allenatore del Benfica.
Benfica- Manchester United, 1-4, 1968 |
Nel 1968 il Benfica subisce una delle più grandi sconfitte della sua storia, venendo asfaltati per 4-1 dal Manchester United nella finale della Coppa Campioni di quell'annata.
Questa dolorosa sconfitta sancisce di fatto la fine dell'epoca d'oro della squadra.
Gli anni successivi vedono le "aquile rosse" incapaci di imporsi nuovamente nel panorama europeo che conta, raggiungendo tuttavia la finale di Coppa UEFA nel 1983, ovviamente persa 2-1 contro l'Anderlecht, e confermando che la maledizione di Guttmann non si limita soltanto alla coppa dalle grandi orecchie, ma più in generale ad ogni competizione europea.
Seguirà un'altra sconfitta 5 anni dopo con il PSV Eindhoven ai rigori nell'ennesima finale della Coppa Campioni.
La gente è incredula: era davvero possibile che la maledizione pronunciata da Guttmann in un momento di rabbia fosse reale?
Ed è qui che torniamo a dove abbiamo iniziato, a quel 22 maggio 1990. Non è dato sapere cosa Eusebio abbia chiesto al suo vecchio allenatore quella sera, perchè avesse lanciato quella maledizione, o se potesse cancellarla per sempre...
Ciò che sappiamo è il risultato della partita del giorno dopo: 1-0 per il Milan, e rossoneri di nuovo campioni d'Europa.
E se neppure Eusebio, fino a quel momento il più grande giocatore nella storia del calcio portoghese, era riuscito a sciogliere la maledizione, allora nessuno ci sarebbe riuscito in futuro.
Passano gli anni, e il Benfica viene lentamente oscurato dai successi europei dei rivali del Porto (uno nel 1987 e uno nel 2004), relegando il suo ruolo nelle competizioni europee a quello di semplice comparsa.
la disperazione dei giocatori del Benfica, 2013 |
Le "aquile rosse" riescono, dopo un'incredibile cavalcata, a raggiungere la finale di Europa League in cui affronteranno i londinesi del Chelsea, che neanche un anno prima avevano vinto la UEFA Champions League.
Sembrava il finale perfetto: porre fine alla più grande maledizione nella storia del calcio proprio nel suo cinquantesimo "anniversario".
Ma il sogno, ahimè, s'infrange: il gol al 93' di Ivanovic segna l'ennesima sconfitta del Benfica in una finale europea.
E l'anno dopo, nonostante i ragazzi di Lisbona riescano ancora a raggiungere la finale della "sorella minore" della Champions, vengono nuovamente battuti, questa volta dal Siviglia, ai rigori.
Dopo quasi 60 anni la maledizione di Guttmann non è ancora stata infranta. Non sappiamo se in futuro ci sarà una squadra tanto forte da riuscire a cancellarla, ma se così non fosse, questa diventerebbe la più grande maledizione non solo nella storia del calcio, ma nella storia dello sport.
Nella speranza che l'articolo vi abbia intrattenuto, io vi mando un grande abbraccio e vi saluto.
Alla prossima!!
Francesco Calloni
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